Tra paragoni con il ’68 e critiche all’attivismo moderno, il giornalista Vittorio Feltri esprime il suo punto di vista deciso e controverso.
Nelle recenti settimane, le università statunitensi sono state teatro di vivaci proteste studentesche. Questi eventi hanno suscitato numerosi confronti con le storiche rivolte del 1968. Tuttavia, Vittorio Feltri su ilGiornale.it, risponde a queste analogie con una netta disapprovazione.
“Non trovo la similitudine azzeccata,” dichiara il noto giornalista, ricordando che “allora gli americani combattevano in Vietnam, venivano uccisi e uccidevano. Da qui la ribellione.”
In merito al fatto che questa protesta possa arriva in Europa, il suo commento si carica di ironia quando parla della capacità organizzativa dei giovani: “Del resto, questi ragazzi qui non sarebbero capaci neppure di organizzarsi. Al massimo sono in grado di organizzare un giro di pizza il sabato sera.”
L’attacco di Vittorio Feltri agli studenti
Feltri non nasconde il suo scetticismo nei confronti degli attuali manifestanti, descrivendoli come: “Ragazzini viziati, con una visione distorta della storia, resa malformata senza dubbio da un ideologismo di cui sono imbottiti e nutriti.”
Secondo lui, questi studenti non comprendono appieno le cause che sostengono. “Si considerano ‘pacifisti’ e ritengono che esserlo significhi stare dalla parte della Palestina,” afferma con tono critico.
Il giornalista si spinge oltre, parlando del nostro continente. “L’incendio non si espanderà in Europa,” assicura Feltri. Prevede che, anche se le proteste dovessero raggiungere il continente, esse si ridurrebbero a “piccoli focolai, falò destinati a spegnersi rapidamente.”
Uno sguardo preoccupato verso il futuro
Il noto giornalista Vittorio Feltri conclude la sua riflessione con un pensiero più ampio sui pericoli della crescente ondata di antisemitismo, un fenomeno che vede come un segnale allarmante del fallimento delle istituzioni educative e sociali.
“Sarebbe il segno del fallimento dello Stato, della famiglia, della scuola, dell’Università,” afferma il giornalista, sottolineando l’importanza di una memoria storica e della consapevolezza nei confronti della violenza.